Clubhouse: il rivoluzionario social network è già scomparso?

E’ stato lanciato nel marzo del 2020 nella Silicon Valley, ha raggiunto l’apice della sua diffusione a febbraio del 2021 quando star del calibro di Oprah Winfrey e Elon Musk hanno iniziato ad utilizzarla, è tramontato solo due mesi dopo. Ma è davvero la fine di Clubhouse

Facciamo un piccolo passo indietro: Clubhouse è un nuovo social network nato dalla volontà dei suoi ideatori (Paul Davison e Rohan Seth) di creare un social network privo di testi, foto o video. Esclusivamente basato sulla voce degli iscritti come contenuto. Questa rivoluzione non è stata subito apprezzata, inizialmente infatti Clubhouse stentava a decollare e non ha mai superato quota 1500 iscritti americani.
Un anno dopo, improvvisamente, personaggi di fama globale hanno iniziato a spostarsi su questa piattaforma, diffondendone la conoscenza e generando un passaparola così importante da far crescere in maniera esponenziale il numero degli iscritti: 5 milioni in solo una settimana.

Come funziona Clubhouse?

Le peculiarità del nuovo social network, che a posteriori si sono rivelate essere il suo limite, sono sostanzialmente due: il poter accedervi solo attraverso l’invito di una persona già iscritta alla piattaforma e il possedere un Iphone. Già: ogni utente iscritto ha a disposizione solo due inviti e, in più, non può mandarli a tutti coloro che hanno un dispositivo Android. Questo significa escludere dall’utilizzo della piattaforma circa il 60% dei maggiorenni nel mondo che hanno uno smartphone privo di IOS.

Dunque, seppure il carattere dell’esclusività ha rappresentato inizialmente un plus della piattaforma (pochi eletti erano ammessi nell’harem della voce), con il passare del tempo questo fattore è diventato un limite: sempre gli stessi utenti, sempre gli stessi argomenti, sempre meno pubblico realmente interessato.

Clubhouse, il social delle voci real-time

Una volta avuta la possibilità di entrare in Clubhouse, ci si ritrova difronte ad una serie di “stanze di discussione” suddivise per temi. Ogni utente può dare vita ad una stanza ed esserne il relatore, gli altri possono ascoltare in silenzio oppure chiedere di intervenire alzando la mano. No, non fisicamente: attraverso un’icona apposita che raffigura il gesto e che rende nota al relatore la volontà di un utente di esprimere il proprio pensiero.

Un’altra caratteristica esclusiva di questo social network è che, essendo esclusivamente real-time, una volta chiusa una conversazione da parte di chi l’ha organizzata tutta la conversazione scompare. Non c’è modo quindi di recuperare o accedere allo storico dei dibattiti avvenuti una volta che la stanza è stata chiusa. Questo è stato fortemente voluto dai creatori di Clubhouse, per sottolineare l’importanza della diretta nella fruizione dei contenuti.

Ma dov’è finito Clubhouse?

Torniamo a noi: che fine ha fatto Clubhouse? Dopo circa un mese in cui tutti ne parlavano, tutti cercavano inviti, tutti lo osannavano a “social del futuro”, Clubhouse ha sostanzialmente perso il suo fascino ed è caduto in declino. Lo dimostrano le stesse ricerche fatte su Google nel periodo febbraio – aprile: da picchi altissimi ad una linea retta quasi sempre fissa su valori bassi.

Come detto prima, la perdita di interesse nei confronti di Clubhouse è sostanzialmente dovuta ai limiti imposti dalla piattaforma: il non poter raggiungere un numero più ampio di utenti ha fatto sì che anche gli stessi relatori non fossero più interessati a condividere i propri pensieri e le loro conoscenza su questo social network. Gli stessi Influencer sono tornati sulle piattaforme a loro più consone, Instagram in primis.
Poco pubblico = poco interesse da parte dei creator. E, di conseguenza, se i creator migrano si sposta anche tutto il loro seguito.

Per fine primavera/inizio estate è previsto il rilascio di Clubhouse anche per dispositivi Android e, si dice, verrà eliminata la possibilità di accedere solo tramite invito. Questi cambiamenti rappresenteranno la rinascita del social della voce o arriveranno troppo tardi?

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