REBRANDING: quando, come e i nostri 3 segreti per farlo correttamente

Vi è mai capitato di guardarvi allo specchio e non riconoscervi fino in fondo? State lì a fissare un’immagine che non vi appartiene, che non mostra all’esterno quello che realmente siete e vi domandate come sia potuto accadere. A questo punto dovete prendere una decisione: ignorare il problema oppure affrontarlo e dare inizio ad un processo di cambiamento.

Ecco, questa seconda possibilità non accade unicamente alle persone ma investe anche le aziende.
In questo caso si parla di rebranding: un’analisi approfondita ed accurata delle nuove necessità, un processo profondo composto da svariate fasi per tornare finalmente a riconoscersi e, cosa più importante, a piacersi e a piacere!

Decidere di fare rebranding significa scavare all’interno dell’azienda, portare alla luce ogni singolo aspetto che la identifica e, sulla base dell’esigenza da assolvere, studiare una strategia che dia al brand un aspetto globale totalmente rinnovato.

Quando diventa necessario un rebranding aziendale

Questa fase di rinnovamento può nascere da molteplici esigenze:

  • può verificarsi una presa di coscienza da parte del brand, il quale avverte che tutta (o parte) della sua immagine aziendale non rispecchia più
    i suoi valori, la sua mission, la sua evoluzione nel tempo;
  • perché l’azienda vuole posizionarsi su un mercato diverso rispetto a quello a cui ha sempre fatto riferimento;
  • può essere un riscatto da quella che viene definita “bad reputation”, che può insorgere per via di scelte errate fatte dall’azienda stessa
    oppure poiché viene associata ad attività e personaggi non raccomandabili;
  • per via di fusioni, scissioni o acquisizioni che comportano necessariamente un totale cambiamento della brand image.

Nei primi due casi parliamo di rebranding proattivo: l’azienda agisce affinchè l’immagine che vuole dare di sé trovi un corrispettivo coerente in ciò che il pubblico di riferimento pensa dell’azienda stessa (quella che definiamo brand reputation); negli ultimi due casi invece, l’attività che viene messa in atto è quella di un rebranding reattivo, in quanto la necessità di rinnovarsi nasce come risposta ad un avvenimento.

Ma come fare rebranding in modo efficace? I nostri 3 segreti

L’attività di rebranding è per noi pane quotidiano: diverse aziende di alto profilo si sono affidate alla nostra esperienza e competenza nel campo
per compiere questo grande passo. Ma come ci approcciamo a questa attività? Quali passaggi mettiamo in campo?
Ecco i nostri 3 segreti, speriamo vi siano utili per compiere un’analisi della vostra situazione e, se necessario, passare all’azione!

1 – Analizziamo lo stato di fatto e identifichiamo un percorso

Quando entriamo in contatto con un’azienda, non sempre questa è pienamente consapevole del proprio stato dell’arte. Si tratta spesso di brand affermati nel proprio settore, con un giro d’affari stabile e rapporti con i clienti duraturi nel tempo, basati su fiducia e professionalità.
Tale situazione fa sì che spesso le aziende trascurino l’aspetto comunicativo e la necessità di creare contenuti di valore con cui affermare ancora di più la propria leadership.

E’ proprio in queste situazioni che entriamo in gioco noi!
Ciò che facciamo è analizzare lo stato di fatto della comunicazione aziendale, confrontarci con il cliente raccogliendo le sue impressioni e assicurarci che sia pronto al cambiamento. La disponibilità ad eliminare o stravolgere elementi non più funzionali è un passaggio fondamentale, che fa la differenza tra un’azienda dinamica e vincente ed una che, rimanendo statica e non cogliendo gli stimoli del mercato e del mondo in continua evoluzione, rischia di perdere una vera e propria occasione.

2 – Ci impegniamo ad esprimere l’identità aziendale

E per farlo, dobbiamo rendere l’azienda capace di esprimere sé stessa, la sua storia, i suoi valori ed i suoi obiettivi. Come procediamo dunque? Innanzitutto agiamo direttamente sulle eventuali criticità: capiamo cosa va eliminato, cosa può essere mantenuto con alcuni interventi e cosa, invece, è necessario che rimanga inalterato. Non sempre infatti nell’attività di rebranding rientrano tutti gli strumenti di comunicazione dell’azienda e bisogna essere in grado di comprendere ciò che vale!

3 – Passiamo all’azione!

Dopo tanta analisi, studio e strategia, arriva finalmente il momento di mettere in campo la nostra creatività! Cerchiamo sempre di procedere in modo graduale, attraverso piccoli passi quotidiani, per far accettare sia all’azienda che al proprio pubblico di riferimento il cambiamento in atto.

Successivamente procediamo alla diffusione della novità utilizzando tutti i nostri strumenti: company profile, brochure, shooting fotografici, video istituzionali, campagne pubblicitarie, corporate gift, social media e molto altro…  l’importante è mandare sempre un messaggio coerente e unitario,
in modo che il nuovo spirito aziendale si percepisca forte e chiaro!

Case study – il rebranding di McDonald’s

Molto spesso sono le grandi aziende che, proprio per la loro popolarità, si trovano a dover affrontare questo processo di rinnovamento per non perdere credibilità di fronte al proprio pubblico e accogliere le ultime novità del settore di riferimento.

Ci avete fatto caso? Anche McDonald’s, negli ultimi anni, ha effettuato un rebranding!

Popolare ed amato in tutto il mondo, veniva però additato come distributore di “junk food” specialmente dopo l’uscita del film documentario
“Super Size Me” del 2004 che ebbe un enorme successo. Come riacquisire la fiducia dei clienti e cambiare tale opinione?
Attraverso un sapiente rebranding: dall’introduzione di un menù con proposte più “sane” (come insalate, frutta, cibi freschi, ecc..) al cambiamento del logo (il rosso è stato sostituito con un più “salutare” verde bosco), passando per un restyling dei negozi fisici (di cui sono stati rinnovati sia architetture che spazi, colori e materiali utilizzati – inserendo ad esempio il legno) che conferisse loro un’apparenza più elegante e meno “da fast food”; questi i principali rinnovamenti che il brand ha messo in campo. Anche il packaging degli alimenti è diventato giorno dopo giorno più ecologico: c’è stato infatti un incremento dell’uso di cartone in sostituzione della plastica e, sulla scia di questo ideale, recentemente sono state anche abolite le cannucce.

McDonald’s inoltre, ha saputo sfruttare la brand reputation positiva di altre aziende per cambiare la propria: vi dice qualcosa l’utilizzo di pollo 100% italiano firmato Amadori? Oppure la collaborazione con GialloZafferano? In Italia, la scelta di questi partner ha sicuramente contribuito a diffondere l’idea che McDonald’s sia attento alla salute, all’utilizzo di alimenti a km 0 e all’impatto ambientale.

Siete pronti a compiere un’analisi su voi stessi? Volete affrontare il grande passo del rebranding o capire se sia necessario per la vostra azienda?
Per un consiglio da parte dei nostri esperti, contattateci!

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